CULTURA & SOCIETA'

Don Giuseppe Nicolella ha chiamato a raccolta i suoi bambini della parrocchia ieri con la rottura dei “carusielli” Primo assaggio della festa di Sant’Antuono

Fra le parrocchie della Diocesi isolana con la tradizionale rottura degli storici “carusielli”, ossia i classici salvadanai, c’ è stata ieri anche quella di San Domenico-Sant’Antuono ( Sant’ Antonio Abate) a Ischia, densamente animata in questa circostanza e nelle altre dal parroco Don Giuseppe Nicolella a 3 – 4 giorni, quale primo assaggio, dai locali festeggiamenti in onore del proprio Santo protettore S. Antuono.

Il quale parroco, ieri sera domenica, ha chiamato a raccolta i suoi ragazzi e bambini, maschietti e femminucce, della parrocchia per ridare vita ad un rito tanto atteso che affonda le sue radici nella storia della Festa della Santa Infanzia di cui si ricordano i momenti del suo maggiore fulgore, in special modo nella nostra isola quando ci si mobilitava tutti per aiutare i bambini del terzo mondo. Le altre 24 parrocchie della diocesi isolana, l’ una dopo l’altra, chi prima e chi dopo, stanno programmando per i prossimi giorni, la propria cerimonia della rottura dei salvadanai con i bambini protagonisti in assoluto dell’intramontabile rito. La rottura dei “carusiello” è una seguita tradizione che si rinnova ogni anno all’interno di ciascuna singola comunità parrocchiale, e si aggancia per spirito cristiano e solidale, alla Sant’Infanzia nell’ambito delle iniziative della chiesa cattolica a favore dei bimbi bisognosi del cosiddetto terzo mondo e non solo.

I Parroci guidano quella che è stata sempre definita la “crociata della solidarietà” , ma che oggi, con l’Influenza del passato Giubileo di Papa Francesco, ha cambiato denominazione ed assume per logica, il più significativo nome di “crociata della Misericordia e della Solidarietà”, proprio come il messaggio giubilare trasmesso qualche anno fa a tutto il popolo cristiano. L’isola d’Ischia in merito per il passato ed il presente, vanta sempre primati notevoli, distinguendosi almeno fra le diocesi della Campania sempre nelle prime posizioni nelle graduatorie ufficiali in fatto di contributi elargiti per la buona causa. La rottura dei “carusielli” in stretto legame con l’organizzazione mondiale della Sant’Infanzia, rappresenta più di una buona causa. Per questo, i parroci invogliano le famiglie della propria comunità parrocchiale a prestare fede oggi meglio di ieri al papale concetto della misericordia solidale ed a rendersi utili in tutte le circostanze che lo richiedono.

I bambini sono educati a questo tipo di gesto missionario perché è stato fatto capire loro che il sostanzioso contenuto del proprio salvadanaio “gestito” per un anno intero con costanza e amore sarà destinato a sfamare e vestire bambini propri coetanei e giù di lì, di un mondo lontano, ma anche vicino per effetto della preghiera ed il pensiero di aver fatto qualcosa di buono per loro. La storia passata della Sant’infanzia legata alla tradizionale rottura dei salvadanai sull’isola d’Ischia, ha un protagonista. Si tratta di colui che, raccogliendo il messaggio vaticano già diffuso con Papa Eugenio Pacelli (Pio XII) e da tutta L’Azione Cattolica dei passati anni ’50, ed ottenendo dal Vescovo di Ischia nel 1952 l’investitura di delegato diocesano della Sant’Infanzia su tutto il territorio dell’isola, spinse ed incrementò l’opera missionaria in favore dei bambini bisognosi di tutto il mondo, coinvolgendo le famiglie ischitane ed i loro figliuoli. A questi si chiedeva semplicemente di mettere da parte una moneta al giorno conservandola in un contenitore, da aprirsi subito dopo l’epifania per donare il contenuto alla buona causa dei bambini bisognosi sparsi per il mondo.

Quel personaggio, instancabile apostolo della buona causa per i bambini bisognosi, era un sacerdote molto in vista del clero locale degli anni ’40, ’50 e ’60. Il suo nome era Don Liberto Morelli del Centro Storico di Ischia Ponte e canonico primicerio della locale Cattedrale, classe 7 gennaio 1901 e scomparso il 12 settembre 1980. Don Liberato era soprattutto l’animatore dei giovani ischitani del tempo, iscritti all’Azione Cattolica nelle varie parrocchie della diocesi isolana con la promozione ed il sostegno di iniziative sociali memorabili che partivano dalla famiglia, passavano per gli stessi “suoi” giovani, fino ai bambini nella significativa età adolescenziale coinvolgendoli in un disegno di preparazione spirituale che partiva dal basso fino al gradino della loro prima comunione. Poi il coinvolgimento nelle operazioni della Sant’Infanzia a cui Don Liberato riusciva a dare anima e corpo. Quando morì cosi si scrisse di lui: “ trascorse il suo lungo ed immacolato sacerdozio 56 anni nel lavoro, nell’umiltà e nella carità. Ricondusse a Dio innumerevoli anime con intelligente opera pastorale e catechetica. Rifulse per l’impegno missionario portando la Diocesi d’Ischia al primo posto in Italia. Il Signore che fu l’unico bene a cui guardò nell’ operosa sua vita, gli conceda la meritata corona fra i santi”.

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La rottura dei “carusielli” o salvadanai fu un punto fermo nell’azione di recupero delle coscienze cristiane del popolo cattolico locale con la giusta e contenuta pressione sulle famiglie perché educassero i propri figli a risparmiare il soldino quotidiano nell’arco di un anno per donarlo, dopo l’epifania, ai quei bambini come loro, ma molto più bisognosi per sopravvivere. Un fine nobile che trovò accoglienza incondizionata ed entusiastica, tanto che la Sant’Infanzia ischitana di Don Liberato Morelli bene si sposò con la candida passione dei bambini delle parrocchie dell’isola a partecipare col proprio salvadanaio riempito di tutte quelle monete risparmiate per amore della solidarietà e degli aiuti concreti, al terzo mondo povero.

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano antoniolubrano1941@gmail.com

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