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L’Europa che conta, ecco il libro del duo Filipponi-Catapano

Luca Filipponi e Giuseppe Catapano hanno pubblicato (Graus Editore) un libro decisamente interessante, dal titolo “L’Europa che conta”. Un’opera tutto da leggere, di sotto una recensione che prova a spiegarne sinteticamente i motivi:
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Si, l’Europa ha avuto una notevole mutazione, un grande cambiamento da quando i padri fondatori ben 60 anni orsono hanno firmato i Trattati di Roma dando vita al new Deal  politico ed economico per il vecchio continente. La conservatrice ed innovatrice nello stesso tempo, la perspicace  Europa dopo anni di entusiasmo, dopo gli alti ed i bassi degli anni 80, ha trovato nella Costituzione Europea  ( mai approvata) non la libertà di una farfalla ( ben ritratta dall’artista senese Franco Carletti), ma bensì proprio una prigione  che a volte è fatta di vincoli, bilanci , soldi, banche e burocrati ( sempre di più senza valori),
mentre restano lontane le passioni forti che l’avevano generata ed i sogni che l’avevano alimentata.
Ed allora, mente il mondo politico parla sempre di più di un’Europa a due velocità o meglio di Un’Europe à La Carte , è la cultura che deve indicare la strada, è l’arte che deve fare sempre luce nei sempre più scomposti e disseminati orizzonti europei. L’Arte e la Cultura possono e devono determinare l’Europa del futuro che dovrà essere quella dei popoli, della fraternità e della solidarietà insieme a quella della salvaguardia  delle nostre tradizioni e delle nostre identità, quella che parte dal basso con i ragazzi e gli studenti hanno partecipato e partecipano ai programmi Erasmus, Leonardo  da Vinci, al Volontariato Europeo e tanti altri.
E così c’erano tanti giovani che in un liceo di provincia negli anni 80 incontravano una Farfalla che si chiamava Europa ed inneggiavano all’amore ed alla libertà (anche se il 68 era già passato e quegli slogan non andavano più di moda). Quella farfalla che inseguivano si chiamava Europa e quei giovani sognanti ed ottimisti eravamo proprio noi: i Giovani Europei di ieri e di oggi e che ancora nel XXI secolo si sentono giovani parlando di Europa.

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