CULTURA & SOCIETA'

Anche le cime di rapa con le “rapeste” nel borsino campagnolo della borsa verde. Parola di Luciana Morgera, paladina instacabile del mondo contadino dell’isola

Nel borsino della Borsa Verde di Luciana Morgera dei tanti prodotti delle nostre campagne, passati in rassegna con descrizioni tecnico-scientifiche, ma soprattutto pratico-narrative di facile esposizione nei nostri “speciali” resi più completi col corredo di immagini di riferimento a colori su Il Golfo, mancavano le rape, comunemente denominate dai contadini dell’ isola ”rapeste” della famiglia delle cime di rapa. Ora ci sono e di essi facciamo un po’ di storia col competente contributo della stessa nostra amica Luciana Morgera da Casamicciola .

I nostri terreni, da Ischia a Sant’Angelo, collinari ed a valle, in passato erano pieni zeppi di “rapeste”, l’umile ortaggio considerato verdura di basso ordine per i poveri. La loro coltivazione era fra quelle che il contadino delle nostre parti seguiva con un certo interesse, perché riteneva la rapa praticamente commestibile, adatta per la cucina povera degli isolani e della propria, ma anche ingrediente di supporto per la cucina degli ischitani borghesi che ne facevano uso in particolari occasioni. La loro semina è prevista in due periodo dell’anno ossia a marzo-aprile, ed a ottobre-novembre. Per gli isolani la semina di primavera era la preferita e la si realizzava con cura, a “regola d’arte” come usavano dire i contadini.

In pratica si poneva il seme a una profondità di circa 2 cm a fila per ottenere la rapa germogliata a una distanza di 15 cm, dimodochè le foglie non corressero il rischio di incrociarsi, ma che potessero crescere in libertà. Ogni fila era distante l’una dall’altra di 30 cm per una lunghezza di svariati metri lungo il terreno coltivato. Il contadino ischitano di quella Ischia che in agricoltura, negli anni’40-50’60, deteneva le prime posizioni nella classifica delle località della Campania intensamente coltivate, per la semplicità del prodotto, nutriva un certo rispetto nei riguardi della rapa e delle cime di rapa, che insieme, prima e dopo il periodo bellico, riuscivano a sfamare molte famiglie, specie quelle dell’entroterra ischitana, che si sostenevano con i soli prodotti dei propri terreni lavorati. Per questo la rapa e le cime di rapa facevano la loro figura rispetto agli altri ortaggi di superiore considerazione.

LE CIME DI RAPE DEI TERRENI DI CASALAURO A ISCHIA

Per germogliare in fretta e con le foglie verdi al vento, le rape avevano bisogno di un clima ottimale di 15 – 18 gradi. Quando ciò accadeva le rape e cime di rape germogliavano in 7 giorni. La rapa o rapesta in gergo contadinesco dell’entroterra dell’isola e non solo, può essere considerato cugina del sedano alla radice il cui sapore è a metà strada tra il sedano stesso e le nocciole, anche nella forma quando questa è gigante. Lo storico Giuseppe D’Ascia autore della monumentale opera sulla storia completa dell’isola d’ Ischia, quando parla dell’agricoltura, del mondo contadino e degli svariati prodotti agricoli che producono le campagne dell’isola, descrive, sia pur in breve, la rapa o cima di rapa, come umile ortaggio che con la sua crescita contribuisce anch’essa alla ricchezza naturale della propria terra, facendo riferimento a quanto sia utile alla genuina alimentazione di molte famiglie di contadini quando hanno poco o niente da mangiare.

LUCIANA MORGERA CON UNO SACATOLONE DI CIME DI RAPA

Infatti a tavola si consumano prevalentemente cotte e vengono utilizzate soprattutto nelle ricette di: contorni, primi piatti e antipasti. Le cime di rapa si presentano come dei mazzetti composti da coste, germogli, foglie e fiori color verde. Questi ultimi somigliano a dei broccoli in miniatura; non a caso vengono chiamati anche broccoletti di rapa. Il sapore è abbastanza caratteristico; i fiori ricordano il broccolo, mentre le foglie somigliano vagamente alla cicoria da taglio. Il gusto predominante è dolce, La rapa fa parte della famiglia delle Brassicaceae, la stessa del cavolo ed ha affinità con il ravanello.

Ads

antoniolubrano1941@gmail.com

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

1 Comment
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Franco

La prima foto riprende delle BIETOLE ROSSE DI CUI SI CONSUMA LA RADICE CARNOSA. Non ha niente a che vedere con le rape, infatti appartengono alla famiglia delle CHENOPODIACEE, come la barbabietola da zucchero.
In quanto al potere nutrizionale di rape, rapanelli, broccoli, e varie altre specie orticole della famiglia Brassicacee o Crucifere, non apportano proteine se non in misura centesimale, ne calorie in quantità eccessive. Sali minerali e vitamine, quelli si . In sintesi, nei periodi di carestia o nei vari dopoguerra , con le rape si poteva diventare ancora più magri e denutriti di quanto si possa pensare, in quanto questi ortaggi non potevano sostituire né la carne né i pesci. Però integrati nei piatti con i legumi (fave, piselli e fagioli soprattutto, ma anche lenticchie e cichierchie, potevano lenire la fame e fornire proteine nobili in quantità sufficienti alla sussistenza. Oggi rape, cavoli e broccoli in genere entrano nella moderna dietetica come protettivi antitumorali, e come riempitivi gastrici per smorzare il senso della fame nelle persone in sovrappeso.
Saluti….

Pulsante per tornare all'inizio
1
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex