LE OPINIONI

IL COMMENTO Tutto quello che rappresenta don Camillo

DI ARIANNA ORLANDO

La figura di monsignor don Camillo D’ambra è fulgida ai nostri occhi per motivi che disperdono i flussi della morale cristiano-cattolica nel mare che è l’insieme delle religioni. Lo si amerebbe ugualmente se si fosse ortodossi, se si fosse musulmani, se si fosse induisti e pure se si fosse atei. Ciò si dice perché don Camillo è, prima di essere un uomo di chiesa o un “servo di Dio” come predilige definirsi, soprattutto Camillo D’Ambra ed è l’essere umano nelle vesti di prete di cui si può dire moltissimo senza mai tradire una profonda stima, una grande ammirazione, una volontarissimo rispetto. Le sue iridi sul volto canuto e bianco, solcato e arato dalla storia che lo vide prete per la prima volta nel 1948, sono due vasi di borosilicato trasparente in cui pendono e da cui si esigono gigli freschi. Don Camillo è l’uomo della gentilezza, dell’amore verso il prossimo, della parola buona sussurrata dalla lingua rossa attraverso i denti. Cammina a passo lento ma spedito e ininterrotto, racconta gli aneddoti della sua vita alla maniera dei “narratori di storie”, senza tralasciare i dettagli e amandoli nella loro interezza mosaicata. Senza fasti e senza lustri ripete : “sono un servo di Dio”. E lo è sul serio perché possiede in sé l’anima della misericordia, della missione, della bellezza. Raccontava della sua gioventù sugli scogli di Ischia Ponte da cui si lanciava per fare i bagni al mare, racconta delle fatiche trascorse per imparare il greco e il latino, ci lascia guardare dolcemente in una vita che è rimasta lontana dalle velocità ultrasoniche delle onde smartphoniche. 

Don Camillo è un uomo del suo tempo ma anche del nostro perché è in questo luglio del 2023 che si lascia ammirare-senza la convinzione di meritare il fasto e la gloria-nella sua consistenza di carne e ossa e nel suo spirito pieno di insegnamenti. Chi vuole esulare di fatto la religione dalla  forma in cui la lingua la incastra attraverso le parole “cattolicesimo”, “islam”, “buddhismo” e via dicendo, perde nel concreto il senso della bellezza di ricevere un messaggio reiterato che è essenzialmente “amore per la vita”. E se si spogliasse ancora la religione dalle notizie dei suoi guai, dagli accadimenti funesti presenti-passati e futuri, se le si desse il valore secondo ciò che significa e non secondo ciò che fa, allora ci renderemmo conto in misura ancora maggiore di quanto valore abbia il don Camillo di Ischia che con il suo esempio-che tu sia cattolico, ortodosso, musulmano o buddhista- ti mostra la via per seguirlo e le carte geografiche per giungere al punto esatto in cui tu puoi diventare migliore.

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