CULTURA & SOCIETA'

LE STORIE DI SANDRA Il salone di Michele ‘u barbiere

DI SANDRA MALATESTA

E chi di noi non sapeva dove stava il salone di Michele u barbiere? Il salone che anni prima era appartenuto a Russo che tutti chiamavano il ” Principale” poi appartenuto a Michele (di cui scriverò a breve)? Quel salone era molto frequentato e vi lavoravano anche Peppe Musdea, Giovanni, Pasquale (che era un allegrone nato) e Aniello Carcaterra (fratello di Catello e Gabriele). Proprio di Aniello voglio scrivere oggi per due motivi. Il primo è il mio ricordo di quel suo essere sempre al lavoro e il secondo viene da San Ciro dove io con la mia famiglia andai ad abitare. Aniello era un bell’uomo dal viso sorridente, e sposò Rita Bellezza ed ebbero due figli Giuseppe (che vive in Germania dove ha un bel ristorante) e Concetta (mia cara Alunna che vive a Ischia). Ricordo sempre Aniello avviare la sua vespa rossa riconoscibile da tutti, che lui parcheggiava la sera dalle parti del Bar San Ciro. Era quasi un rito. Lui, la mattina, usciva per andare a lavoro sempre con una maglia appoggiata sulle spalle, poi andava a prendere la sua vespa, si avvicinava, alzava la gamba per passarla al di là del sediolino e spingere poi il piede per metterla in moto. Tutti i giorni allo stesso modo, ma successe che un giorno cadde e si fece molto male. Aniello era il primo ad arrivare al lavoro e l’ultimo a chiudere la serranda.

Lavorava tanto anche nei giorni per lui di riposo come il lunedì. Andava a casa di chi non poteva uscire perché malato e gli faceva barba e capelli portando anche un poco di allegria. Era tifoso sfegatato del Milan che definiva la sua squadra del cuore. L’unico divertimento per lui era giocare a Conchè con gli amici al bar di Capefierro (o in altri posti) spesso fino a tardi e se andava bene la partita, il giorno dopo era allegro, altrimenti non diceva parola. Ho chiesto a Paolo Marena, suo amico, con chi giocasse la sera e Paolo sorridente mi ha risposto: “Chi non c’era a quei tavoli Sandra erano tanti e tanti sia a giocare che a guardare giocare” Aniello era proprio un bravo uomo. Molto legato alla famiglia, seguiva tanto i suoi due figli. Rita la ricordo come una donna forte e sempre a pulire casa e a curare i figli, ma anche molto svelta, una donna cone dicevamo noi, “scetata”. Sempre sorridente, era piacevole per me fermarmi a parlare con lei e con la sorella mentre i bambini giocavano felici sempre guardati a vista. Aniello è rimasto nel cuore di tutti noi di quelle zone e quella sua vespa che un giorno di agosto fu rubata ma subito ritrovata per quel colore rosso inconfondibile. Lui divenne un poco più triste e silenzioso quando stette male con l’occhio in seguito a un colpo di freddo e non potè più prendere la sua mitica vesparella perché camminava a piedi e per lui fu strano perché quella vespa faceva parte della sua vita di ogni giorno. Aniello quando tra una barba e l’altra o un taglio di capelli e l’altro, si metteva sulla porta del salone a riposare un poco, non restava solo a lungo perché a tanti piaceva stare con lui. Quel suo sorriso dolce e quel suo modo di fare a tratti tranquillo a tratti tipo terremoto faceva di lui un uomo speciale, buono e sincero. Ci manchi Aniello e speriamo che tu continui dove sei a sorridere e a fare perché no, una bella partitella a carte magari con quelli che hai trovato dove sei ora…Sandra (ringrazio Gennaro Arcamone, Massimo Venia e Paolo Marena per avermi ricordato particolari della sua vita che non ricordavo)

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