CULTURA & SOCIETA'

Dalla ‘spagnola’ alla polio, al colera, al covid-19

Il mio bisnonno Giovanni Aniello Di Scala perse di ‘spagnola’ otto figli (due in un solo giorno)

Oggi viviamo la temibile emergenza letale della pandemìa Covid-19 (o Coronavirus), tuttavia sui libri di storia e dalla testimonianza diretta dei nostri nonni abbiamo letto e sentito dell’influenza ‘spagnola’, altrimenti conosciuta come ‘la spagnola’ o la ‘grande influenza’ (diversa dalla normale e pur micidiale polmonite) la terribile prima pandemìa del XX secolo che provocò il decesso di 50 milioni di persone su una popolazione mondiale di circa due miliardi: anche la nostra isola d’Ischia, con Procida, Capri e il territorio italiano furono coinvolti. Fu una pandemìa influenzale, insolitamente mortale, che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo. La mortalità totale le valse la definizione di più grave forma di pandemìa della storia dell’umanità, avendo causato più vittime della terribile peste nera del XIV secolo. Va sottolineato che la maggior parte delle epidemie influenzali uccide quasi esclusivamente pazienti anziani o già indeboliti; al contrario, la pandemìa del 1918 uccise, con rapida insufficienza respiratoria e febbre oltre 40°, prevalentemente giovani adulti precedentemente sani.

Studi più recenti hanno rilevato che l’infezione virale ‘spagnola’ non era molto più aggressiva di altre influenze precedenti, ma che le circostanze speciali (guerra, malnutrizione, campi medici e ospedali sovraffollati, scarsa igiene) contribuirono ad una superinfezione batterica. Il mio bisnonno materno (foto dinanzi al portone d’ingresso al mulino nel Piano di Testaccio: archivio dello scrivente) GIOVANNI ANIELLO DI SCALA, nato il 18.04.1855 e morto nel 1935, sino all’ultimo respiro pregando l’Ave Maria), coniugato con Raffaela Galano (deceduta nel 1946), perse otto figli, di cui due in un solo giorno. Si salvò solo il figlio Andrea (poi con la conseguenza del ‘Parkinson’), nato nel giorno dell’Assunta del 1889 e morto in quello di San Giovan Giuseppe il 5 marzo 1968, noto soldato nella Grande Guerra 1915/18 del 133° Reggimento Fanteria, fu eroico combattente in prima linea sul Monte Sei Busi e per le gravi ferite riportate da pallottola al braccio con baionettate al fianco e coscia, dichiarato ‘mutilato di guerra a vita’ con medaglie al valor militare. Il mio bisnonno Giovanni Aniello – il cui padre si chiamava Andrea nato il 14.03.1818 e il nonno si chiamava Giovanni nato nel 1768 (la moglie Cristina Pesce era nata nel 1778) – era infatti molto religioso: sempre a Messa nella Congrega di Testaccio e di mestiere marittimo di ‘coralli, mise da parte tremila lire che furono ritirate dopo tanti anni dalla nipote Cordelia, sorella minore di mia madre Teresa Jolanda Di Scala. Comunque a quell’influenza, sorta nel Kansas (Usa), fu dato nome ‘spagnola’ poiché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto sui giornali spagnoli. Poi arriverà il biologo scozzese Alexander Fleming con la penicillina, scoperta però preceduta 35 anni prima dalla ricerca e studio sulle muffe e la penicillina del medico scienziato molisano Vincenzo Tiberio (Sepino, Campobasso 1.05.1869 – + Napoli 7.01.1915): sulla lapide di casa “Primo nella scienza, postumo nella fama”.

spagnola

Un altro devastante virus fu la POLIOMIELITE (o ‘POLIO’ o ‘paralisi infantile’ con improvvisi attacchi di febbre e seguente paralisi di una parte del corpo: il grande medico e virologo polacco, di religione ebraica, naturalizzato statunitense, Albert Bruce Sabin (26.08.1906 – 3.03.1993) scoprì il vaccino somministrato per via orale sciolto su una zolletta di zucchero che debellò il male: anche lo scrivente venne vaccinato nell’anno scolastico 1963/64 (primo Liceo Classico) con l’intero Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Salerno: infatti fu autorizzato in Italia nel 1963 e poi reso obbligatorio dal 1966. Il grande, nobile filantropo Sabin, benefattore senza premio Nobel, rinunciò allo sfruttamento commerciale, continuando a vivere del suo stipendio di professore universitario: “Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. E’ il mio regalo a tutti i bambini del mondo”. A fine agosto 1973 svolgevo servizio militare di leva col grado di Sergente presso il Centro Trasmissioni del Comiliter in Piazza Plebiscito a Napoli, vicino al comune di Barano d’Ischia ove nel 1970 ero stato eletto Consigliere comunale Dc. Scoppiò il vibrione del COLERA (perdita di fluidi e morte per disidratazione), così chiamato dal latino per la forma di virgola. Presso i locali del Comiliter per giorni la cittadinanza fu sottoposta sul braccio al vaccino con le americane ‘siringhepistole’ usate in Vietnam: le cozze finirono fuorilegge e nacque l’insulto nordico: ‘Napoli colera sei la vergogna dell’Italia intera’ oppure ‘Vesuvio, làvali !’…infine agli inizi del 2020, da Codogno (Lodi) in Lombardia nel Nord Italia, si sviluppò l’emergenza tuttora in atto del COVID-19 !…Un saggio detto napoletano ammonisce: -“ Nun sputà ‘ncielo, ca ‘nfaccia te torna ! ”-. (continua)

*Pasquale Baldino – Responsabile promotore diocesano Cenacoli Mariani; docente Liceo; poeta; emerito Anc-Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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