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Mario Romano: «Ischia, bisogna fare sistema per migliorare il territorio»

di Francesco Castaldi

CASAMICCIOLA TERME – Una storia lunga cinquant’anni, che ha per protagonisti due ischitani che hanno dedicato la propria vita al settore turistico. Stiamo parlando di Mario Romano e Anna Pisani, titolari dell’hotel Magnolia di Casamicciola Terme. A raccontarci questo mezzo secolo di attività (festeggiato con una cena tra amici qualche giorno fa) è stato il signor Romano. «Mio suocero durante la guerra lavorava negli alberghi a Napoli. Dopo la fine del conflitto, essendo isolano, tornò a Ischia e aprì il primo ristorantino, alla piccola Sentinella. In quegli anni ci fu una grande occasione, che mio suocero purtroppo si fece sfuggire. Rizzoli s’innamorò dell’isola d’Ischia, ed era sua intenzione costruire un albergo proprio alla piccola Sentinella, con una funivia che avrebbe portato i turisti addirittura all’Epomeo. Mio suocero e una cordata di tre responsabili di quella zona, però, rifiutarono questa offerta, che era molto vantaggiosa. Rizzoli, infatti, non voleva gestire direttamente l’albergo, ma voleva darlo ai miei suoceri».

«Declinando questa occasione d’oro – ha proseguito Mario Romano – Rizzoli se ne andò a Lacco Ameno, e sappiamo tutti com’è andata a finire. I parenti di mia moglie sono sempre stati impegnati nel mondo della ristorazione. Mio suocero, lasciato il “Piccolo Paradiso”, scese a Casamicciola e aprì uno dei primi alberghi, che aveva lo stesso nome del ristorante. Quando mia moglie aveva dodici anni mio suocero costruì questo albergo (si riferisce all’hotel Magnolia, ndr), che inizialmente doveva essere una villa, una seconda casa. I miei suoceri, negli anni ’50 e ’60, sono stati i primi a portare turisti dalla Germania a Ischia tramite la responsabile di una grossa agenzia di viaggio tedesca, che disse: “Perché non costruite un albergo qui, che è un posto così meraviglioso?”».

Durante la nostra chiacchierata, Mario Romano ci ha raccontato anche di sé: «Sono nato da famiglia lavoratrice. Ho frequentato il Nautico, e subito dopo il diploma mi sono imbarcato. Ho fatto l’ufficiale di marina mercantile e poi, ritornato a Ischia, incontrai Anna – che conoscevo già da ragazzino – con la quale mi fidanzai. Dopo il matrimonio, prendemmo in gestione l’hotel Magnolia, ma sempre sotto la supervisione di mio suocero, perché di alberghi ne capivo ben poco, anche se già dai dodici anni lavoravo come cameriere in vari hotel isolani. A un certo punto mio suocero decise di lasciare il “Piccolo Paradiso”, mentre noi man mano ci siamo ingranditi: abbiamo costruito altre camere, la dipendenza, le piscine e un bel reparto benessere. Adesso siamo un piccolo albergo ma molto dignitoso, e da cinquant’anni siamo vicini ai nostri ospiti, che fanno parte della nostra famiglia. L’albergo è a conduzione prevalentemente familiare, anche se abbiamo tre dipendenti, ovvero un cuoco e due cameriere. La struttura conta venti camere e, per forza di cose, la nostra clientela è selezionata».

«Come può vedere (ci mostra un ritaglio de “Il Golfo”, ndr), abbiamo avuto ospiti che hanno festeggiato venticinque anni di vacanza da noi, e poi abbiamo avuto il piacere di avere ospiti tedeschi che sono venuti con le grucce e che se ne sono andati con i propri piedi grazie alle acque termali dell’isola». Mario Romano, nella sua vita da albergatore, ha anche salvato la vita a un ragazzo. «Una sera di ventidue anni fa questo giovane di ventiquattro anni fu colto da un improvviso arresto cardiocircolatorio. Quando sentii il suo amico che urlava sono intervenuto, e me lo trovai disteso a terra già quasi cadavere. Decisi allora di praticargli la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. Dopo alcuni minuti – che per me sono stati interminabili – mi resi conto che il suo cuore aveva ricominciato a battere, e questa fu una sensazione indescrivibile. Pensi che aveva le labbra già violacee, e quando arrivò l’ambulanza la dottoressa disse al ragazzo: “Ringrazia questo angelo custode perché senza di lui saresti morto”. Da allora non ho rivisto più quel giovane, e non le nascondo che mi farebbe tanto piacere rivederlo».

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«Spero adesso di lasciare il testimone ai miei figli», ci ha confessato Romano. «Ormai sono stanco, e ciò anche a causa delle vicissitudini dell’isola. Come lei sa, Ischia non naviga in buone acque, perché qui si pensa solo a svendere. Sono nell’associazione albergatori dal 1972, e nel corso degli anni ho denunciato tante di quelle cose che potrei scriverci un libro. Il compito degli amministratori locali deve essere quello di tutelare l’economia del paese, i posti di lavoro e il benessere delle famiglie, ma mi duole ammettere che siamo molto lontani dal raggiungimento di questi obiettivi. Siamo la terza isola più bella del mondo, però non si può pensare di continuare a svendere in questo modo il territorio, perché non facciamo altro che non creare benessere. Sono dell’avviso che potremmo dare molti più servizi se solo riqualificassimo il nostro territorio, rendendolo più vivibile».

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«A Ischia – ha evidenziato Romano – non riusciamo a fare sistema, non riusciamo a essere uniti, non riusciamo a farci sentire: ognuno viaggia per conto proprio. Queste cose fanno davvero male, ma sono fermamente convinto che se avessimo la volontà di metterci insieme e fare sistema, potremmo avere un’isola certamente migliore. Non stiamo creando i presupposti per dare un futuro migliore ai nostri figli, è questo l’errore più grave. L’isola d’Ischia ha bisogno di creare posti di lavoro, perché i nostri ragazzi stanno fuggendo all’estero. Se si svende, infatti, si devono ridurre il personale, i servizi e, di conseguenza, il benessere. Nel 2004 scrissi all’allora assessore regionale al turismo, sostenendo che “il low cost, il turismo di massa, sarà un boomerang che ci tornerà indietro”. Sono fiero di aver raggiunto i cinquant’anni – conclude Romano – però sinceramente sono preoccupato di cosa lasceremo alle nuove generazioni».

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