CRONACA

Alberghi e ristoranti prime “vittime” del Covid, anche l’isola piange

L’impietosa analisi arriva dall’Istat, l’allarme di Ermando Mennella: «Servono misure concrete di sostegno in termini di contributi di ristoro e non solo di credito d’imposta»

Sono gli alberghi ed i locali di ristorazione le attività più colpite dal Covid. A confermarlo l’Istat che ha registrato cali vertiginosi di certo non nuovi, ma che fanno rumore.

In particolare per le attività ricettive il calo del fatturato si è attestato al 52% nel periodo da gennaio a settembre 2020. Per quanto riguarda invece la ristorazione il terzo trimestre (luglio, agosto e settembre) del 2020 mostra un calo del 16,6% sul periodo corrispondente del 2019, pari in valore assoluto a circa 4,6 miliardi di euro.

Guardando il 2020 nel suo complesso, le stime di Federalberghi parlano di 14 miliardi bruciati per le attività ricettive, mentre secondo la Fipe i pubblici esercizi dovranno fare i conti con perdite di 33 miliardi. I due comparti, da sempre strategici per l’economia italiana, mettono dunque insieme la cifra monstre di -47 miliardi rispetto al 2019.

«L’Istituto di Statistica certifica che gli alberghi e le altre strutture ricettive sono tra le attività più colpite dalla pandemia. Chiediamo che Governo e Parlamento intervengano subito, per impedire una debacle totale». È questo il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, in relazione ai dati diffusi oggi da ISTAT, che registrano per le attività ricettive un calo del fatturato del 52% nel periodo da gennaio a settembre 2020. Bocca segnala che «La rilevazione ISTAT si ferma a settembre, ma purtroppo il crollo riguarda anche l’ultimo trimestre. Basti considerare che nel mese di ottobre alberghi e ristoranti hanno utilizzato 51 milioni di ore di cassa integrazione (pari a 295mila lavoratori sospesi), contro i 30,5 milioni di settembre. E che i provvedimenti adottati ai primi di novembre ci hanno dato il colpo di grazia. Non si salva nessuno: le città d’arte sono ferme da marzo, meeting, fiere e congressi sono vietati, chiusi i comprensori sciistici e gli stabilimenti termali, il business travel è completamente fermo. Secondo il centro studi di Federalberghi, alla fine del 2020 il fatturato degli esercizi ricettivi italiani registrerà un calo complessivo del 56,7%, con una perdita di oltre 14 miliardi di euro».  Bocca conclude ricordando che «in questi giorni è in corso l’esame della manovra di bilancio e di tre decreti ristori, ai quali se ne aggiungerà presto un quarto. Le misure dedicate alle imprese e ai lavoratori del settore sono utili ma non sufficienti. È necessario potenziarne l’intensità ed ampliarne la durata, commisurando gli aiuti alla effettiva portata del danno subito».

«I dati Istat – ha detto Antonio Izzo, presidente di Federalberghi Napoli – non fanno altro che confermare la crisi del settore, che peraltro era già evidente. Anzi i dati in nostro possesso testimoniano perdite maggiori. Quello che il comparto chiede alle istituzioni, oltre al sostegno economico, è la tempestività degli interventi. L’esiguità delle risorse destinate al turismo e la lentezza dell’erogazione stanno creando problemi strutturali. Se una leggera ripresa ci potrà essere in primavera, bisognerà permettere alle strutture di essere pronte a ripartire, perché, in queste condizioni, molti alberghi potrebbero non riaprire. Le conseguenze sarebbero catastrofiche perché non parleremmo solo del fallimento di un imprenditore, ma anche della perdita di numerosi posti di lavoro». Al coro delle sollecitazioni si aggiunge anche Ermando Mennella, presidente di Federalberghi Isole Minori: «Tutte le istituzioni, dal Governo nazionale ai Comuni passando per la Regione, devono mettere da parte le rivalità e adottare misure concrete di sostegno al settore alberghiero in termini di contributi di ristoro e non solo di credito d’imposta. Dopo il calo di fatturato certificato dall’Istat non si può più tergiversare».

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La musica, l’umore e le prospettive non cambiano di una virgola anche nel mondo dei pubblici esercizi. Del resto si è avuta la prova definitiva di quanto, nel bene e nel male, i due settori siano complementari e viaggino a braccetto. «I dati diffusi dall’Istat sul fatturato delle imprese della ristorazione nel terzo trimestre (luglio, agosto e settembre) del 2020 – dice in una nota ufficiale la Fipe – mostrano un calo del 16,6% sul periodo corrispondente del 2019, pari in valore assoluto a circa 4,6 miliardi di euro». Una contrazione più attenuata rispetto a quella del secondo trimestre «per via della parziale ripresa dell’attiva nei mesi estivi. Con riferimento ai primi nove mesi dell’anno, il settore della ristorazione ha cumulato perdite per oltre 23 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2019. Se consideriamo poi che l’attività nel quarto trimestre risulterà pesantemente condizionata dalle ulteriori restrizioni introdotte con gli ultimi Dpcm la perdita attesa dei ricavi complessivi del 2020 supererà i 33 miliardi di euro».

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