CRONACAPRIMO PIANO

Paura a Barano, fulmine distrugge la statua del Redentore

Ad andare in frantumi l’effigie sacra, parte dell’arredo della chiesa di San Sebastiano nel cuore del comune collinare

E’ successo ancora una volta. Il violento nubifragio che ha bagnato l’isola e ha impensierito le tante persone in cui sono ancora vive e ben presenti nella memoria le conseguenze dei forti acquazzoni che si abbattono saltuariamente sull’isola, è stato accompagnato da una scarica di fulmini che fin dalla notte di mercoledì ha preso di mira l’isola e tutto il mare che cinge Ischia. A essere preso particolarmente di mira è stato il comune di Barano dove più di un fulmine ha colpito il comune collinare. Ma è stato uno in particolare a suscitare apprensione e sgomento. Un fulmine è infatti caduto, ieri mattina, nel cuore pulsante del comune di Barano andando a infrangersi, nuovamente sulla superficie dell’edificio sacro.

Erano le 10.00 del mattino quando la violenta tempesta che si è abbattuta su tutta l’isola è stata accompagnata da una scarica spaventosa di fulmini. Uno di questi ha colpito la chiesa di san Sebastiano, mandando in frantumi la statua del redentore che sovrasta piazza san Rocco.

A seguito dell’incidente i calcinacci si sono riversati in strada dove fortunatamente, grazie anche all’insistenza del nubifragio che ha convinto tante persone a rimanere ben riparati in casa, non è stato colpito nessun passante. Il fortissimo boato susseguito al fulmine ha però spaventato la popolazione di Barano.

“Nella mattinata di oggi (ieri per chi legge, ndr) – ha chiarito don Pasquale Trani parroco di Barano – a seguito di un fulmine che ha portato al danneggiamento della statua del Redentore, è stato effettuato con impresa e tecnici un primo sopralluogo per valutare lo stato di consistenza del campanile. La struttura del campanile – ha rassicurato nonostante la forza dell’evento registrato, si presenta integra e senza danno alcuno! Per i motivi che hanno portato ai danni alla statua in resina con croce in legno, a seguito dell’eccezionale evento meteorologico verificatosi, sono state fatte solo una serie di ipotesi e pertanto nei prossimi giorni si provvederà ad effettuare una indagine più approfondita al livello della statua oggi non raggiungibile per motivi di sicurezza. Per grazia di Dio non sono stati registrati danni a persone.

Naturalmente un avvenimento così particolare non poteva suscitare nella popolazione indifferenza. La diatriba sui mutamenti climatici si è così intrecciata tra i pareri bagnati d’acqua santa di chi ha visto nell’evento quasi un segno divino, chi invece non ha mancato di commentare l’avvenimento con le sfumature caustiche dell’iconoclastia (l’effigie del Redentore che finisce in mille pezzi porta con sé, inevitabilmente, decine innumervoli interpretazioni che oscillano tra lo stupore e il terrore).

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I più attenti, d’altronde, non hanno mancato di ricordare che la chiesa di Barano non è la prima volta che viene presa di mira dall’impeto e la violenza dei fulmini. Già 9 anni fa, in quel lontano 2010 anno che vide poco prima l’insediamento di don Pasquale Trani presso la parrocchia di Barano. In quell’occasione i danni furono più ingenti e costrinsero ad accertamenti sulla tenuta del campanile. Oggi, non meno grave, è stata la statua di Gesù ad avere la peggio, un evento che nel cuore di chi è alimentato da credenze popolari dure a morire non verrà dimenticato tanto facilmente.

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