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Alluvione a Casamicciola, la difesa: «Nessun dirottamento dei fondi per la cura degli alvei»

Si è svolta ieri mattina la nuova udienza nell’ambito del processo per gli eventi verificatisi a causa della disastrosa alluvione che colpì Casamicciola Terme nell’autunno del 2009. Come più volte ricordato, i quattro imputati, tra cui i due ex sindaci del Comune termale, Giosi Ferrandino e Vincenzo D’Ambrosio, sono accusati di frana e omicidio colposi. È stato ascoltato il maresciallo dei Carabinieri Arturo Battello, il quale ha inizialmente rievocato gli avvenimenti della mattina di quel 10 novembre di otto anni. Le chiamate di aiuto dei cittadini si moltiplicarono, in particolare dalla zona di Piazza Bagni, dove il fango aveva letteralmente travolto ogni cosa, comprese le automobili sulla strada, trascinate fino al mare. I militari dell’Arma salirono verso Cava Fasaniello dove misero in salvo diverse persone sorprese dalla furia degli elementi, e in quegli attimi arrivò purtroppo anche la notizia della tragica scomparsa della giovane Anna De Felice, travolta dal fango più a valle. Il maresciallo procedette all’acquisizione di sommarie informazioni presso varie persone in quel giorno e in quelli immediatamente seguenti. L’avvocato Gennaro Tortora ha domandato al teste  se i Carabinieri acquisirono la documentazione dell’attività dei lavori pubblici per la tutela e la messa in sicurezza del centro abitato, e in particolare se l’Arma si coordinò con il Corpo Forestale, cosa che l’ufficiale non era in grado di ricordare.

Al banco dei testimoni è poi salito il maresciallo della Guardia di Finanza Vincenzo Penniello, che ha illustrato l’attività di accertamento effettuata sugli appalti per i lavori di manutenzione degli alvei, attività d’indagine nata anche sulla base di alcuni articoli giornalistici apparsi sulla stampa nazionale (Corriere della Sera e Repubblica) in cui venivano chiamati in causa alcuni amministratori del Comune di Casamicciola. L’esame dell’ufficiale è ruotato essenzialmente su un progetto da circa 800mila euro, finanziato coi fondi regionali Por 2001-2006, diretto al recupero degli alvei per la filiera termale. Secondo quanto affermato dal finanziere, il progetto preliminare non fu reperibile, né in Regione né presso il Comune di Casamicciola. L’attenzione della Guardia si indirizzò quindi al progetto definitivo: e qui, secondo il teste, emerse un’anomalia, in quanto al progetto era allegata una relazione in cui si parlava di ulteriori interventi. Per gli investigatori, su un progetto definitivo e quindi esecutivo e cantierabile non poteva esserci un allegato del genere. La circostanza indusse la Guardia di Finanza a ritenere che quell’allegato in origine doveva far parte dell’introvabile progetto preliminare. «Ritenemmo – ha dichiarato Penniello – che il progetto e i relativi finanziamenti erano partiti con uno scopo  per poi essere impiegati in tutt’altre finalità». Secondo il maresciallo, un’altra anomalia era quella costituita dall’identità tra il Responsabile unico del procedimento e il Direttore dei lavori, cosa che nei progetti che superano i 500mila euro non è prevista.

L’avvocato Gianluca Maria Migliaccio, in rappresentanza del Comune di Casamicciola ha fatto puntualizzare che l’attività di acquisizione della Finanza riguardava comunque accertamenti tecnici realizzati da altri soggetti, come il professor Ortolani. Per il resto dell’udienza è toccato all’avvocato Tortora controesaminare l’ufficiale, che aveva ipotizzato il dirottamento dei fondi in base all’allegato “anomalo”. Tuttavia, l’avvocato ha prodotto la delibera n. 107 del 2004 del Comune di Casamicciola che sin dal titolo rivelerebbe l’esatta destinazione del progetto e conseguentemente dei finanziamenti. Si trattava dunque, sin dall’inizio, di un progetto nell’ambito del Programma operativo regionale 2001-2006 a carattere turistico termale, e quindi non si sarebbe verificato alcun “dirottamento” illecito. Le domande dell’avvocato Tortora hanno poi cercato di far emergere alcune mancanze o comunque gli insufficienti accertamenti da parte delle forze dell’ordine, soprattutto per quanto riguarda le esatte competenze in ordine alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli alvei destinati a raccogliere le acque piovane. Sul punto, il maresciallo ha ammesso che non furono effettuate verifiche o approfondimenti per accertare tali competenze.

Indubbiamente, la difesa ha così messo a segno un netto punto a favore, dal momento che gran parte del processo verte proprio sull’accusa di presunta distrazione di fondi. L’avvocato ha ribadito che l’appalto in questione era destinato alla riqualificazione della filiera termale: Piazza Bagni infatti sorge su un alveo tombato, dove i numerosi storici stabilimenti termali sono sorti proprio in corrispondenza di sorgenti, la più nota delle quali è quella del Gurgitello. Il teste ha ribadito che comunque il progetto preliminare non fu reperito, ma l’avvocato Tortora ha mostrato, documenti alla mano, che la delibera comunale si riferiva a un progetto con fini turistico-termali. Concluso l’esame del maresciallo. Uno degli imputati, l’architetto Simone Verde, ieri presente in aula, ha voluto rendere alcune spontanee dichiarazioni, precisando che egli intervenne nei lavori di esecuzione del progetto riguardante l’intervento presso l’alveo di Piazza Bagni quando l’opera era già stata appaltata, sottolineando la propria estraneità alle questioni oggetto del processo. Le parti si sono accordate col giudice per le prossime deposizioni. La difesa ha rinunciato a Varlese, e il processo è stato aggiornato al prossimo 18 ottobre, quando saranno ascoltati Ortolani, Conte e Trovato.

Francesco Ferrandino

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