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Punta Chiarito, alle origini della nostra storia

Di Francesco Ferrandino

LACCO AMENO. Continuano le iniziative culturali presso il museo di Pithecusae a Villa Arbusto. Ieri è stata la volta dei “misteri” di Punta Chiarito, l’area nei pressi dell’incantevole baia di Sorgeto dove i ritrovamenti archeologici a partire dalla fine degli anni ‘80 hanno riscritto gran parte delle certezze circa le origini degli insediamenti greci sulla nostra isola. L’assessore del Comune di Lacco Ameno, Cecilia Prota, che ha fortemente voluto questa serie di appuntamenti presso il museo, ha salutato i visitatori auspicando una maggiore valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e artistico dell’isola, che potrebbe permettere il vero salto di qualità al turismo e all’economia locale. L’assessore ha quindi lasciato la parola alla professoressa Maria Lauro, l’archeologa che accanto ad alcuni reperti rinvenuti a Punta Chiarito  ha letteralmente condotto gli ospiti in un affascinante viaggio nel tempo. Paradossalmente, moltissimi isolani sanno ancora ben poco di quella che rappresenta la scoperta più importante in ambito archeologico sull’isola d’Ischia a proposito dei primi stanziamenti greci. La prof. Lauro ha cominciato raccontando il fortuito ritrovamento nel 1988  dei primi reperti (due anfore) da parte dei vigili urbani di Forio, e rivelando la partecipazione del compianto Don Pietro Monti, i dubbi iniziali del grande Giorgio Buchner progressivamente stemperatisi nella certezza di essere di fronte a una nuova sconfinata frontiera per la ricerca archeologica sull’isola. Non sono mancati aneddoti gustosi, come il momentaneo malinteso con le forze dell’ordine intervenute nell’area per bloccare un vicino bar abusivo, e che invece finirono per bloccare gli operatori intenti nelle attività di scavo archeologico, che hanno portato al rinvenimento di numerosi e preziosissimi reperti riguardanti un gruppo di tre costruzioni a pianta ovale, tipica della regione dell’Eubea dell’ottavo secolo prima di Cristo, che farebbero quindi retrodatare la colonizzazione greca intorno al 790/780 a.c. L’insolita ricchezza di oggetti ritrovati ha comportato anche l’aumento degli interrogativi per gli storici: una delle costruzioni risultava essere stata eretta su un precedente edificio. La stratigrafia del terreno ha permesso infatti di appurare che i primi insediamenti dell’ottavo secolo furono ricoperti di cenere e lapilli a causa di un evento eruttivo (prima ignoto ai vulcanologi) che colpì la zona di Panza, e che nel sesto secolo ebbe luogo un nuovo stanziamento sugli stessi luoghi. Una successiva catastrofica alluvione, che interessò tutto il versante meridionale dell’isola, seppellì il sito sotto fiumi di fango,  che conservarono però le tante suppellettili attraverso i secoli: anfore corinzie, secchi, recipienti, brocche, due grattugie, un telaio per la tessitura e persino il focolare. Importantissimi per individuare la natura degli insediamenti sulle nostre coste, costituiti da individui appartenenti al ceto medio-alto, aristocratico, le cosiddette “apoichie”. La professoressa Lauro, con l’assistenza dell’archeologa Mariangela Catuogno, ha illustrato le successive campagne di scavo che ebbero luogo nell’inverno 1993-94 e nel 1996. In seguito all’ulteriore campagna di scavi compiuti nel 2004, era stata anche decisa l’istituzione di un “Parco Archeologico del Chiarito” entro il 2008, e nello stesso anno al Comune di Forio fu presentato da parte della Soprintendenza speciale di Napoli e Pompei un progetto per il risanamento e la valorizzazione del sito ma, nonostante ciò, a tutt’oggi il sito è in gran parte coperto da erba e teli di plastica, e il Parco ancora di là da venire. Dalla fine degli anni ‘90 i materiali, restaurati, sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove è stata allestita una ricostruzione dell’interno dell’abitazione principale. Altri quattro reperti sono invece conservati nel Museo di Lacco Ameno, tra cui le due anfore che diedero il via agli scavi e un grosso bacile in pietra. La professoressa Lauro ha ribadito che servirebbero nuovi scavi, sia a Punta Chiarito sia a Lacco Ameno, non soltanto per dirimere alcuni interrogativi di natura storico-archeologica, ma perché lì sotto c’è sicuramente ancora molto da (ri)scoprire. Iniziative di recupero come questa, che fanno riaffiorare  testimonianze così preziose e necessarie per ricostruire il nostro passato,  inducono a un cauto ottimismo verso il raggiungimento di una sempre maggiore consapevolezza degli abitanti dell’isola verso le sue molteplici ricchezze, naturali ma anche storiche e artistiche, creando così quell’identità “isolana” indispensabile per valorizzare tali risorse al massimo grado anche nel quotidiano dell’industria turistica, che in tal modo sarebbe capace di soddisfare a vari livelli le esigenze e le richieste degli ospiti provenienti da tutto il mondo che vedono nell’isola d’Ischia una realtà fatta di continua emozione, oltre che di vacanze e benessere. Più che un’isola, uno stato d’animo.

 

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