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Ischia e il turismo “cafonal”, benvenuti a Tamarrolandia

Che l’isola d’Ischia sia diventata la meta del turismo “tamarro” è ormai un dato di fatto. Ad agosto l’isola verde, soprattutto negli ultimi anni, si trasforma nel buen retiro dei cosiddetti parvenu. Un modo elegante per indicare i “pezzenti arricchiti”, ovvero coloro che – pur disponendo di cospicui capitali – rispecchiano negli usi e nei costumi il profilo del turista “cafone”. A questa figura si aggiunge quella dello squattrinato incivile, che per farsi anche una sola settimana a Ischia è disposto ad accendere un mutuo, a mettersi in mano ad uno strozzino (che, a ben pensarci, alla fin fine è la stessa cosa) oppure – molto più semplicemente – ad andare a rubare.

Ricco o povero che sia, non è molto difficile riconoscere il tamarro (o la tamarra) in vacanza. Lui in genere predilige la sobrietà: vistosissimi occhiali da sole, collane e orecchini, canotta dai colori sgargianti, boxer da mare e infradito. Assolutamente puritano anche lo stile di lei: unghie che spaventerebbero il buon Freddy Krueger, abitini vedo-non vedo e shorts che non lasciano spazio all’immaginazione (immancabile il vestito da sera, che la fa sembrare un cotechino). Ad accomunarli c’è poi il dialetto, che soprattutto durante le ore pomeridiane e notturne diventa un vero “piacere” per i vicini di casa, silenti testimoni (o, meglio, vittime) di una sguaiatezza da guinness dei primati.

«Parigi val bene una messa», potrebbe dire qualcuno citando la storica frase pronunciata da Enrico IV di Navarra. «Dopotutto – potrebbe dire sempre quel qualcuno – si tratta solo di un mese». È una mezza verità: gli isolani sono davvero disposti a rinunciare alla tranquillità per guadagnare poche centinaia di euro? Evidentemente sì, e questo lo si deduce dal fatto che ogni anno ci sono ischitani che fittano la propria abitazione a famiglie poco raccomandabili, che approfittandosene dell’eccessiva disponibilità del locatore (che spesso non stipula alcun tipo di contratto) lo raggirano invitando amici e parenti a trascorrere qualche giorno a Ischia. Le cronache delle ultime settimane ci confermano questo preoccupante trend, anche se il fenomeno delle affittanze abusive è in sensibile calo grazie ai blitz operati dalle forze dell’ordine.

Nonostante l’impegno profuso da carabinieri, polizia e istituzioni locali (lodevole l’istituzione, nel Comune di Ischia, delle “zone di silenzio”), diverse località dell’isola continuano ad essere parte – o comunque a subire la negativa influenza – di quel magico mondo che per convenzione chiameremo “Tamarrolandia”. Le ultime genialate in stile “cafonal” ci arrivano da Forio e Casamicciola. A Citara l’eccessiva canicola agostana ha spinto tre persone (due adulti e un bambino) a rinfrescarsi nella fontana che si trova al centro del piazzale. Inutile dire che quella non è la fontana di Trevi e che i tre individui non hanno per nulla il fascino di Anita Ekberg.

Ai cafoni di Citara risponde subito quello di piazza Marina. L’istantanea che vi mostriamo non avrebbe neppure bisogno di essere descritta: l’ignoto turista, come se nulla fosse, è serenamente seduto sul bordo della fontana con i piedi a mollo. Una goduria per i suoi stanchi piedi ma non per coloro che hanno assistito attoniti a una scena che fa davvero cadere le braccia. Possibile che Ischia, una delle perle del Golfo di Napoli e del Mediterraneo, meriti di cadere così in basso? Siamo davvero destinati ad ospitare soltanto turisti incivili e svendere le nostre case e i nostri alberghi? Domande, queste ultime, che giriamo agli isolani, agli imprenditori e alle istituzioni locali, che speriamo siano sempre in prima linea per difendere Ischia da questa autentica piaga sociale.

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