LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Ischia è bella ma non balla»

Premessa 1. Prendo in prestito l’espressione che il caro amico Simone Polito ha gettato sul tavolo in una discussione che ha avuto a oggetto la situazione in cui si trova Ischia, usandolo come titolo. Parafrasando un vecchio adagio napoletano sintetizza la presenza scenica dell’isola e, insieme, il suo immobilismo che deriva soprattutto dall’ingessatura riconducibile al “non agire” politico se non per meri interessi individuali e locali.

Parafrasando un vecchio adagio napoletano sintetizza la presenza scenica dell’isola e, insieme, il suo immobilismo che deriva soprattutto dall’ingessatura riconducibile al “non agire” politico se non per meri interessi individuali e locali. Ognuna delle Amministrazioni, per dirla in altro modo, pensa a se stessa limitando quanto più è possibile il gioco di squadra e le azioni sinergiche in un’ottica di strategia intercomunale

Ognuna delle Amministrazioni, per dirla in altro modo, pensa a se stessa limitando quanto più è possibile il gioco di squadra e le azioni sinergiche in un’ottica di strategia intercomunale. In questa dimostrazione di debolezza cadono per effetto diretto o indiretto i Comuni e chi li amministra, più propensi a dimostrare di essere i migliori nel campo del buon governo indigeno, negli eventi localizzati per affermare una sorta di esclusiva “culturale” o musicale o nella presa d’atto che certe problematiche esistono (anche se molte sono “comuni” all’intero comparto isolano) senza però proporre alcuna soluzione univoca.

A farne le spese naturalmente sono i cittadini, le persone, gli imprenditori e, non ultimi, il sistema economico e il turismo. Sono molte, infatti, le attività commerciali in difficoltà, alcune addirittura pensano di chiudere mentre la politica resta scollegata dai problemi quotidiani. In questa navigazione che procede per inerzia ci sono almeno trent’anni di questioni irrisolte. Per usare le parole del già Senatore e Coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano, “sono decenni che ormai non si parla più di politica inter-isolana, per quanto riguarda una serie di servizi e di problemi molto importanti che non riguardano la singola comunità, ma l’intera isola d’Ischia. Spero che con l’avvento di Stani Verde a Forio e di Giosi a Casamicciola ci possa essere una ripresa del ragionamento politico di fronte a una serie di tematiche importanti: mi riferisco a servizi che coinvolgono l’intera isola”.

Per usare le parole del già Senatore e Coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano, “sono decenni che ormai non si parla più di politica inter-isolana, per quanto riguarda una serie di servizi e di problemi molto importanti che non riguardano la singola comunità, ma l’intera isola d’Ischia. Spero che con l’avvento di Stani Verde a Forio e di Giosi a Casamicciola ci possa essere una ripresa del ragionamento politico di fronte a una serie di tematiche importanti: mi riferisco a servizi che coinvolgono l’intera isola”

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Ovviamente lo auguriamo all’isola, nella considerazione, però, che i segnali in grado di indicarci che giriamo come criceti nella ruota non finiscono qui. Se c’è chi lavora alacremente per l’olocausto, e certi “imprenditori” ne sono gli artefici allo stesso modo della politica che scappa da ogni ipotesi di azioni organiche sostituendole con condotte discutibili, c’è chi all’opposto applica un modo di lavorare basato sull’accoglienza che si fa sistema. Gioacchino Monti nella sua osteria “Jack all’Epomeo” sul corso di Forio, ha scelto una combinazione in cui lo spazio diventa osmotico con il turista – riprendendo un concetto espresso da Franco Borgogna domenica scorsa – offrendogli un bicchiere di vino, anche se questi decidesse di non fermarsi.

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Attraverso un’ospitalità che richiama quella degli anni ’70, Gioacchino ha creato un microclima nuovo trasformando il “paesaggio” imprenditoriale che da luogo austero “in attesa” di turisti come il ragno fa con gli insetti, diventa qualcosa che entra, come ha scritto il prof. Edoardo Malagoli citato dallo stesso Borgogna, “nel campo delle valutazioni, degli affetti, delle relazioni, che la nostra disposizione v’imprime che diventa paesaggio dell’anima che a sua volta richiama l’insopprimibile presenza dell’uomo anche quando non siano visibili i segni esterni del suo insediamento”. Qui però i segni visibili ci sono, eccome. Con la decisione di spostare alcuni tavoli e piantare fiori per rendere l’ambiente confortevole, offrire vino ai passanti senza pretesa di accalappiarli, “Jack all’Epomeo” diviene testimone di un sapere capace di parlare al cuore e alla mente delle persone muovendosi collegato alla cultura e alle tradizioni del luogo. Ci sono altri esempi di accoglienza che andrebbero menzionati, come quello di Enrico Mattera, proprietario dell’hotel Miralisa sempre a Forio. Si è inventato un premio per gli ospiti che da 30 anni decidono ogni volta di soggiornare nella sua struttura. Già questo basterebbe a compensare le brutte figure di chi consuma, sfrutta e limita con recinzioni il territorio esasperando il proprio individualismo e non è interessato a modelli alternativi di sviluppo creando non pochi danni all’immagine e all’economia dell’isola. Ovviamente, politica inclusa.

Se c’è chi lavora per l’olocausto, e certi “imprenditori” ne sono gli artefici allo stesso modo della politica che scappa da ogni ipotesi di azioni organiche sostituendole con condotte discutibili, c’è chi all’opposto applica un modo di lavorare basato sull’accoglienza che si fa sistema. Gioacchino Monti nella sua osteria “Jack all’Epomeo” sul corso di Forio, ha scelto una combinazione in cui lo spazio diventa osmotico con il turista – riprendendo un concetto espresso da Franco Borgogna domenica scorsa – offrendogli un bicchiere di vino, anche se questi decidesse di non fermarsi

Premessa 2. Esistono modelli alternativi di sviluppo. Dopo la serie televisiva “L’amica geniale” l’hotel Regina Isabella di Lacco Ameno ha incrementato le sue presenze statunitensi tra il 70 e l’80% circa, spinti dal desiderio di visitare l’isola. Anche in questo caso educazione, competenza, professionalità e accoglienza hanno bandito l’improvvisazione e l’auto celebrazione a “imprenditori”, tutti elementi indispensabili di cui pure chi amministra un Comune non dovrebbe mai perdere occasione di sviluppare. Nel caso imparare e ampliarli, dopo aver abbandonato il salotto della politica distaccato dal contesto e un modo di fare come se fossero all’asilo in cui prevalgono i litigi, i contrasti, e non la collaborazione strategica finalizzata alla costruzione di un nuovo ambiente isolano. Invece di fare rete ogni Comune procede in modo svalvolato su modelli artigianali a un tempo politici e amministrativi, con la presunzione che si stia facendo il massimo o comunque quello che si può. Nell’attesa, ci auguriamo breve, di capire come levare la clava a qualcuno per sostituirla con la volontà pubblica di produrre una strategia comune, magari manifestata in una conferenza stampa, potremmo almeno augurarci di uscire dalle caverne.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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