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L’isola, il sisma e uno spiraglio per lo sviluppo strategico

Il giornalista Giuseppe Mazzella ha indirizzato una nota al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, che di seguito pubblichiamo integralmente:

Egregio direttore, ho letto con attenzione – come sempre –  l’ articolo del prof. Marco De Marco,docente della scuola di giornalismo di una Università napoletana apparso sul Corriere della Sera nella edizione di martedì 6 novembre  2018 dal titolo “La tragedia e quelle norme sugli edifici di Ischia” apparso in decima pagina come commento dove il prof. De Marco definisce le  “norme per Ischia una vergogna” contenute nel decreto per le emergenze in discussione al Senato e afferma che ad Ischia “un terremoto ha già distrutto decine e decine di case proprio perché abusive”. Non è così. Sarebbe bastato al prof. De Marco leggere il libro di G. Luongo, E. Cubellis, F. Obrizzo “Ischia, storia di un’isola vulcanica” (Liguori Editore – Napoli 1987) per avere contezza della storia dei terremoti nell’ isola d’ Ischia che in epoca storica sono avvenuti dal XIII al XIX secolo sempre in una area di circa 3 Km2 situata a mezza costa tra Casamicciola e Lacco Ameno (quartieri Majo-La Rita-Purgatorio- Fango) . Il terremoto del 21 agosto 2017 del IX grado della Scala MCS è il tredicesimo nella storia sismica ed è avvenuto dopo 134 anni. Non c’entra niente l’abusivismo su un’area interna dei 46 Km2 dell’isola dove tenacemente hanno voluto vivere circa 2mila persone nonostante i consigli di Giuseppe Mercalli del 1884 che consigliava di non edificare più in quella fascia. Si tratta in ogni caso di un “abusivismo povero” lontano dai riflettori delle stupende ville di Forio a Punta Zaro o di stupendi alberghi sul Monte di Vico a Lacco Ameno.

C’entrano tuttavia le norme sull’espansione edilizia ma anche economica dell’ isola d’Ischia avvenuta negli ultimi 70 anni . Il terremoto di Casamicciola-Lacco Ameno avrebbe dovuto essere occasione per un serio dibattito e per severe decisioni. Non ci voleva molto infatti a prevedere che l’ art.25 del decreto sulle emergenze Genova-Ischia-Amatrice così formulato avrebbe scatenato una enormità di polemiche. L’art.25 con il richiamo ai tre condoni ha spostato l’ attenzione che era invece dovuta al comma 3 dell’art.17 perché quelle poche righe indicavano sì un nuovo percorso che definisco costituente. Il terzo comma dell’ art.17 del decreto sulle emergenze nazionali (Genova, Ischia, Amatrice) afferma o riporta in vita la strada maestra della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica per la Ricostruzione.  Il terzo comma di un decreto lungo e farraginoso assegna al Commissario Straordinario che è  un funzionario dello Stato un compito che lo Stato – al quale l’Italia risponde – non è stato capace di assolvere nella sua articolazione democratica in Regione, Provincia, Comuni in 50 anni .

Converrà, Egregio Direttore, che una “società aperta”  per lo più in un’isola di 64mila abitanti ed abitata dallo VIII secolo a.C. si regola non si mummifica e cioè Ischia non è Palmarola nelle Ponziane o Pontine bellissima, tutelata e protetta ma non abitata. Poiché – recita l’ art.17 comma 3 del decreto –  bisogna assicurare una ricostruzione unitaria e omogenea nei territori colpiti dal sisma anche attraverso piani di delocalizzazione e trasformazione urbana (ma come bisogna “assicurarlo” a Casamicciola, Lacco Ameno e Forio e non a Barano, Serrara Fontana ed Ischia Città?)  non ha alcun senso richiamare – con questo provvedimento ed in questo provvedimento – le tre leggi di condono edilizio che hanno avuto altre leggi per sanare uno sviluppo squilibrato. E’ elementare l’osservazione che non sono possibili piani di delocalizzazione e trasformazione urbana cioè particolareggiati o settoriali senza un piano generale regolatore dello Sviluppo che lo Stato e la Regione, in legislazione concorrente,  avrebbero dovuto dare all’isola d’Ischia da 50 anni. Cade infatti quest’anno il cinquantesimo anniversario dell’ unico Piano Regolatore Intercomunale redatto dall’arch. Corrado Bequinot nel 1968 e mai attuato. Meglio quindi semplicemente abolire dal decreto n.109 del 28 settembre 2018 l’ art.25 così formulato e rimandare alle rispettive competenze dello Stato e della Regione un nuovo Piano Generale. A mio parere senza un Piano Regolatore Generale (chiamatelo come volete ma lasciate l’ aggettivo “Generale” cioè comprensivo della tutela paesistica e delle esigenze di sviluppo)  non sarà possibile una Ricostruzione nei luoghi colpiti dal sisma del 21 agosto 2017 prescindendo se il costruito era legittimo o meno ed esprimo l’opinione che le 11.962 pratiche del condono della legge n.47/85 e le 8.244 del condono della legge n.724/94 nei sei Comuni dell’ isola d’Ischia sono tutte legittimate de facto perché accatastate dall’Agenzia del Territorio con una nuova rendita. Da 33 anni e da 24 anni. Possono solo essere “delegittimate”. Diverso il famoso terzo condono della legge n.269/03 che non si applica all’isola d’Ischia. Così le 6804 pratiche giacenti presso i sei Comuni sono appese ad un filo nonostante i tentativi di proposte di legge nella scorsa legislatura. Personalmente ritengo che non era il caso di indicarlo in questo decreto ma se parte – come deve partire – una seria Politica di Pianificazione con un piano di assetto territoriale dell’isola d’Ischia bisogna sospendere le demolizioni del terzo condono  ed esaminare cosa è possibile salvare del  costruito e renderlo sicuro e bello. L’isola è abitata da 64mila persone, ha 3mila imprese, 9500 lavoratori stagionali. Ambiente e Sviluppo hanno uguale dignità costituzionale. Necessario evidenziare che la Regione Campania da 48 anni non dà un Piano generale all’isola d’ Ischia. La Regione ha approvato un Piano Territoriale Regionale (PTR) nel 2008 che individua 45 Sistemi Locali di Sviluppo (SLS) di cui 14 nella sola ex Provincia di Napoli ma in dieci anni non è stato messo in esecuzione nulla così come solo alcuni giorni fa la Città Metropolitana di Napoli ha annunciato l’approvazione da parte del sindaco metropolitano, Luigi de Magistris, con atto “monocratico” che dovrà essere ratificato dal Consiglio Metropolitano  delle “linee di indirizzo del Piano Strategico” cui è tenuta la Città Metropolitana dalla legge Del Rio n.56 del 7 aprile 2014.

Uno spiraglio per il Piano Strategico, titolava l’edizione napoletana del Corriere, un articolo di alcuni giorni fa dell’ arch. Attilio Belli deve quindi essere colto. Ci troviamo quindi di fronte a diverse competenze ed a diversi Piani progettati e da progettare: 1 – un Piano Urbanistico Territoriale in vigore dal 1995 sovraordinato per la tutela ambientale che vieta qualsiasi modifica del territorio; 2 – un Piano Territoriale Regionale di indirizzo non applicato da 10 anni; 3 – un Piano Strategico  che deve essere fatto dalla Città Metropolitana; 4 – infine un Piano Urbanistico Comunale – PUC che i Comuni della Campania per la Legge Regionale  del 2004 debbono adottare entro il 31 dicembre 2018 cioè fra due mesi mentre molti Comuni fra i quali Casamicciola e Lacco Ameno non hanno nemmeno conferito gli incarichi a professionisti del settore. Se questo è  il quadro legislativo, e lo è,  la Ricostruzione è impossibile per definizione. Non possono  trovare applicare né l’art.17 né l’ art.25 senza il buon senso di adottare e approvare e mettere in esecuzione un Piano di Assetto Territoriale complessivo e unitario per tutta l’isola d’Ischia con Piani Urbanistici Attuativi (PUA) che tenga conto del costruito comunque alla data del 31 dicembre 2003 perché una seria Ricostruzione dovrà essere prima una dolorosa demolizione di decine di fabbricati pericolanti  con la dichiarazione di “area indisponibile ad insediamenti intensivi” per l’area epicentrale del sisma del 21 agosto 2017 ed una nuova destinazione urbanistica a parco naturalistico scientifico di una zona di circa 3Km2 tra Casamicciola Alta e Lacco Ameno Alta. Bisogna ascoltare la voce della Scienza della Terra espressa dal prof. Giuseppe Luongo e dal prof. Giuseppe De Natale. A 15 mesi dal sisma le macerie sono ancora sulla strada Borbonica, a Piazza Majo ed ai via Spezieria  e lì c’è ancora una città morta nei quartieri del Purgatorio e di La Rita.

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La Ricostruzione Possibile deve avere quindi altre vie e altri strumenti e altri soggetti pubblici come Invitalia e Sviluppo Campania. Anche il Commissario alla Ricostruzione deve avere l’ Ufficio Principale qui nell’isola d’Ischia e precisamente nel Comune di Casamicciola, il più colpito, e dovrà costituire un Ufficio Multidisciplinare per la Pianificazione Territoriale e la Programmazione Economica sia essa Negoziata o Strategica. La Legge sull’emergenza comunque licenziata dal Parlamento è un primo passo. Saranno necessari altri interventi legislativi statali e regionali. L’impegno finanziario da parte dello Stato sarà enorme. Ma bisogna cogliere le opportunità di sviluppo dei Fondi Europei 2014-2020 che rischiano di andare perduti per incapacità progettuale della Regione. L’evento del 21 agosto 2017 potrebbe segnare una svolta per il controllo scientifico del territorio vulcanico dell’ isola e per razionalizzare uno sviluppo con una crescita “ragionata” come si deve in una società aperta ricordando a Lei ed ai suoi numerosi lettori che Ischia è ancora una delle isole più belle del Mondo  frequentata da migliaia di turisti e che è Patrimonio  Morale ed Economico  della Repubblica Italiana in attesa di un riconoscimento universale che merita.

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