LE OPINIONI

IL COMMENTO Le elezioni americane… e quelle ischitane

Domenica scorsa, nello splendido scenario dell’ex carcere di Punta Molino, adiacente la piazzetta Ugo Calise., il Liceo Statale Giorgio Buchner ha presentato la tragedia greca “Ecuba” di Euripide. Tale rappresentazione, che si è avvalsa dell’ottima regia di Salvatore Ronga, si inserisce nel Progetto Platea 2023 della tutor professoressa Concetta Lauro. Gli interpreti erano 19 alunni del liceo, tutti bravissimi, di cui la Dirigente scolastica, Assunta Barbieri, va giustamente orgogliosa. Richiamo l’attenzione dei lettori su una strana “combinazione”, un’atmosfera che si è magicamente creata intorno all’evento: la presenza del nome prestigioso di Buchner, archeologo di fama internazionale, che ci ha regalato i legami storici di Ischia con la Grecia; la struttura comunale (ex Carcere) che, secondo le intenzioni dell’Amministrazione comunale, sarà ancor più destinata alla cultura, con l’ausilio di mezzi di comunicazione multimediale; due piazzette contigue che cingono la struttura (Ugo Calise e Alfred Ritmann), l’una a consacrare ulteriormente la vocazione archeologica della nostra isola e l’altra a ricordare un grande cantautore, nato ad Oratino, ma adottato da Ischia. Tutto parla di cultura, spettacolo, bellezza. E mi sia consentito di mettere in evidenza, oltre alla strana “combinazione” anche uno stridente “contrasto” di questa vocazione culturale del luogo con l’altra faccia della medaglia della zona “mandra”.

Alla Torre di Molino, con la sua cultura, la sua finezza e la sua bellezza, fanno da contrappunto alcuni bassi (non più case di pescatori) adibiti a improbabili e fortunose case in affitto estivo, tra sguaiatezze e caciare. Ischia è così: inferno e paradiso, caos e meditazione. “Caciara” è un termine romanesco per indicare il caotico vociare. “Caciara” viene dall’ambiente agricolo pastorizio, in quanto i pastori conservavano i formaggi (cacio) in alcuni ambienti appositamente costruiti e spesso litigavano tra loro per furti di attrezzi o formaggi. Oggi i “caciaroni” litigano per il posto auto o per la corsa a piazzare in prima fila l’ombrellone sulla spiaggia libera. Poiché sono nato alla Mandra, ho frequentato il Liceo alla Mandra e faccio i bagni alla Mandra, conosco morte, vita e miracoli del posto. Di fronte alla inconcepibile tolleranza del Comando Vigili Urbani di Ischia che non vede la sporcizia, il degrado dei giardinetti, le pallonate, le bici elettriche e moto che mettono a repentaglio la vita soprattutto di bambini e anziani e le auto in sosta fino alla terza fila; di fronte alla irresponsabile condotta di alcuni abitanti della zona, la rigenerazione dell’anima con spettacoli come “Ecuba”, proprio lì, nella struttura attigua all’arenile della Mandra, appare impagabile. Perché Ecuba ci è apparsa straordinariamente attuale? Come facciamo a concepire – oggi – che un esercito vincitore ed espugnatore della città di Troia, gli Achei, possa sacrificare, sulla tomba di Achille, la figli di Ecuba, avendola Achille desiderata come sposa? E come comprendere la ferocia dell’uccisione del figlio di Ecuba, Polidoro, pugnalato e abbandonato in riva al mare e, dal lato opposto, come facciamo a comprendere la vendetta di Ecuba e delle sue ancelle che accecano il traditore re Polimestore di Tracia, e ne uccidano i figli? Lo comprendiamo oggi che siamo vicini, e in qualche modo partecipi di una guerra lunga, sanguinosa e distruttiva, nella quale certo c’è un aggressore e un aggredito ma nella quale non c’è più confine tra vittime e carnefici, tra violenze reciproche, perché la guerra è così: sulla carta ci può essere un vincitore ma in realtà perdono tutti, perché la guerra è disumana.

La disperazione straziante di Ecuba, accompagnata dai ragazzi del coro, ha risvegliato, in ognuno dei numerosi spettatori, tutta la tragicità della guerra, della cupidigia per ori e tesori, per le pretese di unioni forzate, per calcoli di alleanze opportunistiche che fanno tradire ogni impegno morale assunto (il re Polimestore). Tutto questo induce a ristudiare la letteratura e il teatro greco. Per i giovani, il teatro greco è un modo di rendere vivo lo studio dei classici; per gli adulti è un invito a riprendere in mano studi abbandonati nel tempo. Tutto questo induce a riscoprire che Euripide è un autore che si stacca nettamente da altri autori greci. Euripide cancella la centralità dell’eroe, s’interessa a personaggi fragili, vulnerabili. I grandi personaggi sono generalmente femminili. Euripide è laico, non ricorre agli Dei per dettare l’etica, anzi gli Dei sono, nel suo teatro, crudeli e capricciosi. Tutto questo induce a reclamare che Ischia riscopra il teatro estivo all’aperto, con la partecipazione di compagnie italiane di valore, come avveniva quando esisteva ancora l’Ente Valorizzazione Isola d’Ischia, con i vari Franceschino Postiglione, Giampiero Escoffier, Aldo dell’Isola. Salvatore Ronga e i giovani isolani sono una risorsa preziosa, ma Ischia ha bisogno di ampliare il ventaglio dell’offerta teatrale, che non è in crisi come il cinema. Intanto attendiamo ansiosi che Salvatore Ronga prepari i giovani e allestisca prossimamente (lavoreranno anche in estate) la rappresentazione di “Le lezioni americane” di Italo Calvino, così come anticipato dallo stesso Ronga. Ed è quanto mai opportuno farlo, ricorrendo il prossimo 15 ottobre, un secolo dalla sua nascita.

L’impresa è ardua, perché “Le lezioni americane- Sei proposte per il prossimo millennio” sono il frutto della preparazione di un ciclo di conferenze che Calvino doveva tenere all’Università di Harward (1985-86) ma che non fece in tempo a tenere, essendo subentrata la sua morte il 6 settembre del 1985. La sesta lezione non fece nemmeno in tempo a terminarla. In queste lezioni mai impartite Calvino prefigurava il futuro di ognuno di noi, che altro non è che la sommatoria di esperienze, informazioni, letture, immaginazioni che ci capita di vivere e sperimentare. Siamo, ognuno di noi, per Calvino, un’enciclopedia, una biblioteca, dove continuamente si rimescolano i fattori che ci formano. Per orientarci in questo mondo, continuamente in trasformazione, è necessario fissare le nostre momentanee conoscenze con la scrittura, con la letteratura. E sono indispensabili alcune caratteristiche: la leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità, la coerenza (6 lezioni di cui la sesta, la coerenza, non fu mai scritta). Come Salvatore Ronga riuscirà a tradurre tutto questo in opera teatrale non so prevedere. Però anch’io, nel mio piccolo, nel persistere a scrivere su un quotidiano locale, non posso fare a meno di ispirarmi alle Lezioni americane di Calvino. Cerco l’esattezza, la visibilità, la molteplicità; non so se riesco bene nella “leggerezza” e nella “rapidità” perché è difficile rendere leggero e rapido uno scritto su argomenti complessi. E credo che dovranno faticare molto a rappresentare queste lezioni i bravi giovani Jasmine, Lorenzo, Ludovica, Ilaria, Maria, Angelica, Desiré, Lucia, Daniela, Alice, Isabella, Martina, Denise, Nicola, Francesco, Maria, Michelle, Alessia, Francesca. Ma le lezioni che usciranno dal loro lavoro saranno sì “americane” ma soprattutto ischitane.

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