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“La mafia è buona”, presentato il libro di Paolo Chiariello e Catello Maresca

DI GIOVANNA FERRARA

NAPOLI. Il titolo sembra un ossimoro: “La mafia è buona”, ma in realtà di tratta di una provocazione. È quella lanciata da Paolo Chiariello e Catello Maresca autori dell’opera edita da Rogiosi Editore. La provocazione nasce dal fatto che la mafia raccontata da Chiariello e Maresca è quella più pericolosa che non spara, non mette le bombe ma che fa sparire milioni di euro provenienti da traffici illeciti. Soldi da riciclare che finiscono dovunque, persino nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. Mercoledì la presentazione alla libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri a Napoli con un parterre d’eccezione. Presenti il questore di Napoli Antonio De Jesu, il comandante provinciale dei Carabinieri generale Ubaldo Del Monaco, Bruno D’Urso, capo dell’ufficio Gip del Tribunale di Napoli, l’avvocato tributarista Angelo Pisani, l’assessore alla Cultura di Napoli Nino Daniele. Il dibattito è stato moderato da Federico Monga, direttore del Mattino. Presente anche Franco Roberti, assessore alla Sicurezza della Regione Campania ed ex procuratore nazionale antimafia che ha sottolineato come “Le mafie sono le più grandi agenzie di servizi esistenti”. Per Maresca, sostituto procuratore della Repubblica che ha arrestato, tra gli altri, l’ex primula rossa del clan dei Casalesi Michele Zagaria “Le mafie sono uno strumento di comprensione”. Ed ha definito il libro come un’opera che si concentra “non sulle mafie che uccidono ma sulle mafie che investono i proventi dei loro affari illeciti in attività lecite”. Ed è proprio lì, secondo gli autori che bisogna colpire camorra, mafia e ‘ndrangheta. Maresca sostiene che è il momento di chiedersi come mai le mafie siano così longeve, perché non sono state ancora sconfitte: “Falcone diceva che la mafia è un fenomeno umano e in quanto tale ha avuto un inizio e avrà anche una fine ma ora le mafie sono cambiate” e, secondo Maresca, per vincere è necessario “intaccare la loro fonte di finanziamento”. “Al Nord o non sono attrezzati – ha detto il giornalista scomodo alla camorra Paolo Chiariello – cioè non hanno sviluppato gli anticorpi di chi sta a Sud e ha già conosciuto il problema, oppure utilizzano più o meno consapevolmente la mafia dei servizi, quella che si è data un’immagine diversa, efficiente ed in grado di erogare appunto servizi”. Paolo Chiariello ha anche puntato il dito contro l’informazione che non scava, non racconta “cosa c’è dietro gli arresti. C’è sempre molta attenzione quando ci sono le stragi, gli omicidi, ma poi tutto quello che si muove dietro difficilmente riesce ad emergere”.

 

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