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Pensieri in libertà

di GAETANO FERRANDINO

Stavolta sì, scontati rischiamo di esserlo per davvero, ma – pur senza volerci addentrare in riflessioni filosociologiche (che nemmeno ci appartengono, catalogandoci ancora tra quei soggetti ben consci dei propri limiti) – i nostri pensieri in libertà non possono che partire da un assunto. Visibile ad occhio nudo, ma che forse noi isolani ancora non riusciamo a vedere, fingiamo di non vedere o peggio ancora non ce ne frega una mazza di osservare. Siamo diventati un terra rassegnata al peggio, consapevole di una deriva a 360 gradi che giustifichiamo con un luogo comune che regge fino a un certo punto: “Il contesto sociale peggiora ovunque, proporzionalmente non possiamo pensare di rimanerne immuni”.

Può darsi, in fondo alle favole delle isole felici non ci crede più nessuno, ma è altrettanto indubbio che ci sono fenomeni di degenerazione che lasciano capire come le cose stiano molto peggio di quanto si voglia credere. Per la serie, benvenuti ad Ischia, laddove il vaso di Pandora è stato improvvisamente scoperchiato. Dal marzo 2015, ad esempio, abbiamo scoperto che tra le tante negatività che attanagliano la nostra isola, c’è anche quella di diffusi e pesanti fenomeni di illegalità che, speravamo, potessero non appartenerci o magari essere parte della nostra quotidianità rappresentando l’eccezione. Che, ahinoi, è invece diventata la regola senza che però nessuno se ne interroghi e dunque abbia di conseguenza a dolersene. Fermo restando che sia pure in presenza di inchieste dalla magistratura il nostro è un ordinamento garantista, che riconosce la presunzione di innocenza fino a sentenza avversa in terzo grado di giudizio, non possiamo non guardare a quanto accaduto negli ultimi quindici mesi. Prima Metanopoli ad Ischia, e fu soltanto il primo traumatico risveglio, l’inizio di una lunga catena. Poi Free Market a Barano con tutti gli annessi e connessi ed una vicenda se vogliamo caratterizzata anche da tratti di surrealismo. Per non farci mancare nulla, poi, ci siamo spostati a Lacco Ameno e Forio dove sugli appalti dei rifiuti è successo qualcosa di poco “chiaro” e a prescindere c’è un ‘intercettazione ambientale che lascerebbe “supporre” che qualcuno ha incassato diecimila euro in contanti. Ovviamente, si sarebbe trattato soltanto di una tranche. E’ dei giorni scorsi, poi, l’apertura di un’altra inchiesta con l’isola verde che stavolta finisce addirittura sotto i riflettori della Procura della Repubblica di Roma. Dal punto di vista mediatico, per adesso, il caso delle licenze pezzotte NCC a Lacco Ameno ha avuto una certa risonanza, anche se per ovvi motivi decisamente più light rispetto alle inchieste succitate. Tranquilli, è solo perchè siamo appena agli inizi ma vedrete che a breve il lavoro degli inquirenti porterà alla luce un altro modo tipicamente isclano di operare nella più strafottente illegalità.

Il problema, dicevo, è che tutto questo accade ma a nessuno interessa granché. Un po’ come succede nei paesini dell’hinterland partenopeo, dove si sono talmente abituati agli agguati di camorra che quando c’è il morto a terra coperto dal lenzuolo gli passi davanti senza nemmeno fermarti a chiederti cosa sia successo e perché. Ecco, crediamo che questo sia il peggiore segnale della deriva, quasi senza ritorno. Lo spirito critico degli isolani, precedentemente molto vivo e frizzante (certo, magari solo a chiacchiere, ma pure quelle servivano per tenere alta l’attenzione sui problemi del territorio) sembra essere improvvisamente caduto nell’oblio, afflosciato come una pianta che non viene più debitamente innaffiata, facendo salva qualche mosca bianca e chi magari prova a far suonare l’allarme ma trovandosi di fronte quasi sempre una preoccupante sordità. Ma possiamo davvero accettare tutto questo in maniera passiva, considerandolo di fatto la normalità? Se gli svaghi, gli impegni o il relax domenicale vi lasciano il tempo di prendervi anche un solo minuto per fare questa riflessione, capirete che c’è davvero poco da stare allegri.

gaetanoferrandino@gmail.com

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