CRONACAPRIMO PIANO

ADDIO ALLE SOCIETA’ PARTECIPATE “MONNEZZARE”

La politica nel panico, il 6 novembre finirà ufficialmente l’era di Barano Multiservizi, AMCA, Ischia Servizi e delle ditte esterne incaricate. Tutto passerà per le decisione dell’ATO, a seguito della legge regionale varata nell’agosto scorso. Ci sarà una gara ad evidenza pubblica della durata di 15 anni, allo stato non ci sono scappatoie per un epilogo diverso

Prima di mettere mano alla penna ci siamo presi tutto il tempo possibile, anche perché l’argomento che ci apprestiamo a trattare è di quelli davvero delicati, in grado di rappresentare un vero e proprio terremoto politico sulla nostra isola. E forse è proprio per questo che la politica stessa, pur essendone pienamente al corrente, su questa vicenda mantiene il basso profilo ed ancora non esce allo scoperto. Aspettando magari una proroga, oppure un miracolo che a questo punto dire – con certezza pressoché assoluta – che non arriverà. Signore e signori, il dato è tratto: ad Ischia e non soltanto ad Ischia è finita l’epoca delle società partecipate monnezzare costrette di fatto a dover scomparire dalla sera alla mattina. Prima di entrare nel merito della questione spiegando quali passaggi verranno fatti da qui a breve, la certezza è che le attuali aziende in house come la Ischia Servizi, la Barano Multiservizi, l’AMCA e le ditte esterne incaricate nei Comuni di Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana non potranno più svolgere il servizio rifiuti perché tutto passerà per le decisioni dell’Ambito Territoriale Ottimale. Insomma, un cambio repentino ed improvviso in realtà frutto di un processo che andava avanti da un po’ di tempo e che è arrivato a maturazione.

Prima di scendere nel dettaglio, rispondiamo ad una domanda che in questo momento si staranno ponendo diversi lettori, in particolare i non addetti ai lavori: cosa sono gli ambiti territoriali ottimali (ATO)? Sono porzioni di territorio, la cui dimensione viene definita dalle Regioni, su cui sono organizzati servizi pubblici integrati, ad esempio quello idrico o quello dei rifiuti. Infatti il Codice dell’Ambiente prevede che i Comuni esercitino le loro funzioni in forma collettiva, sulla base di questi ambiti, per gestire il servizio in modo efficiente dal punto di vista dell’economicità e della tutela ambientale. Il territorio di ciascun ATO è stato ulteriormente suddiviso in sub ambiti territoriali (SAD). É il nostro caso….se dapprima eravamo stati accorpati a Comuni della terraferma come Pozzuoli, successivamente si é riusciti ad ottenere un sub ambito, composto dai sei Comuni dell’Isola più Procida (che a ben pensarci è già un gran bel risultato, e non ci vuole molto a comprenderlo). E all’ATO è riconosciuto il potere di decidere la migliore gestione dei rifiuti sul proprio territorio. Ciò che ha accelerato tale percorso è stata la legge regionale n. 19 del trascorso agosto che, nel modificare la legge regionale n. 14 del 2016, ha dettato termini precisi sia agli ATO che agli altri Enti coinvolti. E la dead line è stata stabilita al 6 novembre 2023, data entro la quale gli Enti d’Ambito dovranno adottare atti formali di individuazione delle forme di gestione dei servizi. Avete capito bene, parliamo del 6 novembre, cioè praticamente di domani mattina: il de profundis, detto chiaramente, è pronto per essere “intonato”.

Fino a quando le aziende “monnezzare”, che operano nei territori ischitani e procidani, potranno continuare la propria attività? Sino all’inizio delle attività del soggetto aggiudicatario della gara ad evidenza pubblica indetta dall’Autorità d’ambito. E l’affidamento al nuovo soggetto non potrà essere inferiore a 15 anni. Questo giusto per rendere l’idea che non siamo davanti ad un processo che può definirsi transitorio ma davvero a lunga scadenza e che dunque sancirà una rottura netta del “cordone ombelicale” rispetto ad un passato più e meno recente sulla nostra isola. Ma andiamo ancora più a fondo e spieghiamo che in effetti l’ATO potrebbe decidere tra varie forme di gestione e precisamente:

1. l’affidamento a società a partecipazione mista pubblico-privata. In questo caso i Comuni dovranno approvare gli atti deliberativi di costituzione di una società o di acquisizione di una partecipazione. Attenzione perché in questo caso il socio privato verrà scelto con gara ad evidenza pubblica indetta dall’ATO; 2. l’affidamento a società in house, partecipate dai Comuni, a totale capitale pubblico, di nuova costituzione o già esistenti. In tal caso i Comuni dovranno approvare la costituzione di una nuova società o l’acquisizione di una partecipazione in una società già esistente; 3. l’affidamento a società in house attraverso il subentro dei Comuni nella titolarità delle quote di partecipazione al capitale sociale delle società provinciali.

E i dipendenti che fine faranno? Nessun problema, verranno assorbiti dai nuovi gestori. Il problema semmai ce l’avranno altri perché in buona sostanza ciò che emerge da questa rivoluzione è che i Comuni perderanno il potere di gestire in proprio il servizio rifiuti, con una serie di conseguenze nefaste per i politici di turno che in molti casi hanno fatto le loro fortune elettorali potendo avere ingerenze all’interno delle società monnezzare.

Ads

Entro il 6 novembre i Comuni delle due Isole potrebbero provare a proporre una soluzione condivisa all’ATO di competenza che poi dovrebbe essere sempre accettata da quest’ultimo. E’ una soluzione percorribile, l’unica che rimane, fermo restando che l’accettazione della proposta stessa (i cui contenuti nemmeno riusciamo a ipotizzare allo stato attuale, ma il compito spetta ad altri…) non è assolutamente scontata, tutt’altro. E poi c’è l’atavico problema di sempre: bisognerebbe mettere insieme addirittura sette teste (i sei Comuni ischitani più la vicina Procida) e basta che una sola si metta di traverso e il banco salta e buonanotte ai suonatori. E i precedenti, non fosse altro che dal punto di vista squisitamente statistico, sono tutt’altro che incoraggianti: basta pensare a tutte le gestioni comuni, citando ad esempio i rifiuti al CISI passando per tutte le traversie patite negli anni dall’EVI. Ma siamo davvero arrivati al redde rationem? Voci di corridoio, per la verità, riferiscono di un progetto di alcuni non meglio identificati personaggi isolani che mira alla creazione di un nuovo soggetto giuridico che possa, non si comprende in quale modo, gestire il nostro sub ambito territoriale. Che dire, la speranza è l’ultima a morire. Ma comunque vada, un dato è certo e incontrovertibile: dal 6 novembre, piaccia o meno, si scriverà un’altra storia.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex