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Paolo Giulierini: «Un protocollo d’intesa per il rilancio degli Scavi e del patrimonio archeologico isolano»

Gianluca Castagna | Lacco Ameno  – Dal 2015 è il nuovo Direttore del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Da poco, invece, è Direttore ad interim del Parco archeologico dei Campi Flegrei (questa sì, una vera patata bollente). Ma Paolo Giulierini è soprattutto l’uomo che è riuscito a riavvicinare la città a un polo museale di straordinario valore, riportandolo a ruolo di protagonista nella vita culturale dell’area metropolitana.
In direzione più globale, è riuscito a diffondere la conoscenza di questo patrimonio archeologico in tutto il mondo, attraverso una serie di iniziative culturali (e non solo), e mediando con grande successo (visti i risultati), tra tradizione e innovazione.
Con “I Longobardi, un popolo che cambia la Storia”, è la prima volta che il MANN decide di organizzare una mostra su un periodo che segue la caduta dell’Impero Romano. L’arte medievale entra dunque nel tempio dell’archeologia classica, un po’ come Don Pietro Monti con il Museo degli Scavi di Santa Restituta. Allargare l’orizzonte dello sguardo per una convivenza più ampia. Come nasce questa collaborazione?
La sfida lanciata dal MANN nel 2017 è stata quella di non restare succube dei patrimoni vesuviani di Pompei ed Ercolano. Esiste, ovvio, una grande tradizione di ricerca ed esposizioni legate alle città vesuviane, ma per permettere una comprensione piena dei tesori e dell’evoluzione storica della Campania occorreva spingersi oltre. Quindi una serie di mostre che dessero conto dell’avvicendarsi delle popolazioni nel periodo tardo antico. Siamo partiti con i Longobardi, proseguiremo con i Bizantini e i Normanni. In questo quadro si è concretizzato il rapporto con l’Università Suor Orsola di Napoli e il prof. Marazzi, diventato il tramite tra MANN e Museo Diocesano di Santa Restituta. Di qui l’inserimento di alcuni reperti nella mostra dedicata ai Longobardi e l’avvio, insieme alla Diocesi di Ischia, la Soprintendenza, il Comune di Lacco Ameno e l’Università di un protocollo d’intesa in corso di firma teso a riprendere gli scavi e la catalogazione dell’imponente materiale che si trova a Santa Restituta, in vista di una futura fruizione e valorizzazione in altre prestigiose occasioni espositive.
Ha dichiarato che il successo di un museo può essere raggiunto solo attraverso la sinergia e la collaborazione di tutte le realtà del territorio: enti locali, istituzioni scientifiche e di ricerca, imprenditoria privata, mondo associativo. Secondo lei è possibile, attraverso questo circuito, ottenere una razionalizzazione delle risorse disponibili, se e quando ci sono, e provare a fare qualcosa di più duraturo o di stabile?
Tutto parte dalla condivisione degli obiettivi strategici. Se gli enti non si parlano, i progetti non decollano. L’idea di partire da un protocollo d’intesa di ampio respiro, dove le istituzioni definiscono a monte le linee strategiche, fa in modo che anche le risorse possano essere meglio spese e razionalizzate. Soprattutto bisogna comprendere che l’isola d’Ischia non si esaurisce nei suoi confini geografici: può essere rappresentata anche in luoghi che ne riverberino i contenuti. Come il MANN, ad esempio. Grazie ai suoi numeri, può diventare un grande portale per inviare i tanti appassionati d’arte a fruire dei molteplici contenuti che l’isola possiede, a prescindere o insieme alle sue risorse più note: il mare e le terme.
Uno sguardo in prospettiva.
Ricostituzione della sezione tardo antica. Nel 2019, una mostra dedicata al tema del mare, dove entrano in gioco Ischia, i Campi Flegrei e le località che si affacciano sulla costa. Nel 2020 la grande mostra sui Bizantini, Ischia e il Museo di Santa Restituta ne saranno protagonisti.

 

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